Una storia poco conosciuta, una rivalità nel cuore dell’epoca d’oro hollywoodiana, quando ancora esistevano divi e dive inarrivabili che spesso celavano, dietro la luminosità del grande schermo, episodi di drammatica umanità.
Il personaggio che l’attrice desiderava interpretare era quello di Nefer, la micidiale prostituta babilonese che conduce alla dannazione dei sensi e al disfacimento morale il giovane e ingenuo Sinuhe, un medico dell’Antico Egitto in cerca della verità. Quando Marlon Brando manifestò interesse per il ruolo di Sinuhe, l’entusiasmo di Marilyn raggiunse il parossismo. La radiosa bellezza bionda della Monroe poteva sembrare inadatta a un film ambientato ai tempi del faraone Akhenaton. In verità, in alcune sessioni fotografiche con Milton Greene, Marilyn mostrò una duttilità sorprendente nell’assumere le sembianze di una grande varietà di personaggi, dall’indovina alla santa, e, davanti all’obiettivo di Richard Avedon, si trasformò con abilità camaleontica in Clara Bow, Jean Harlow, Marlene Dietrich, Lillian Russel e Theda Bara.
La metamorfosi in Theda Bara, in particolare, riuscì talmente bene che agli occhi di un osservatore inconsapevole la Monroe, ritratta con una parrucca nera e un intrigante abito egizio, ancora oggi risulta irriconoscibile.
La campagna di Marilyn per interpretare Nefer fallì per eventi che nulla avevano a che fare con il misconosciuto eclettismo e le inespresse potenzialità della bionda attrice. Nell’estate del 1951, durante un viaggio in Europa, Darryl F. Zanuck e sua moglie Virginia avevano conosciuto a Parigi una vivace ed esotica brunetta dagli occhi verdi, Bayla Wegier. Frequentandola, gli Zanuck avevano appreso che Bayla Wegier era un’ebrea polacca scampata miracolosamente ai campi di concentramento di Osnabriick e di Auschwitz, era reduce da un divorzio con un ricco industriale e stava andando alla deriva tra bar e casinò. Complice la suggestione delle traversie della ragazza, gli Zanuck si erano infatuati di Bayla e avevano maturato la convinzione che avrebbe potuto sprigionare dal grande schermo il medesimo appeal di Greta Garbo. Avevano pagato gli ingenti debiti che la Wegier aveva contratto al tavolo da gioco, l’avevano condotta a Hollywood e alloggiata nel cottage riservato agli ospiti della loro faraonica villa a Santa Monica e l’avevano preparata per il lancio nel firmamento delle star con il nome di Bella Darvi, combinazione dei nomi dei mentori dell’aspirante diva: ‘Dar’ da Darryl e ‘vi’ da Virginia. Ben presto la voce di un ménage à trois tra Bella e gli Zanuck aveva cominciato a circolare tra gli addetti ai lavori della Mecca del Cinema.
Nonostante un provino in CinemaScope avesse rivelato una totale mancanza di talento da parte della ragazza, Darryl F. Zanuck, che nel frattempo aveva aggiunto al ruolo di pigmalione quello di amante, aveva fatto debuttare Bella Darvi nel film Hell and High Water, con esito non entusiasmante. Determinato a dimostrare che la Darvi sarebbe diventata la più grande stella dello showbiz, la scritturò per l’ambito ruolo della seducente cortigiana di Babilonia nel colossal The Egyptian. Marilyn, scartata per la parte di Nefer, fu ingaggiata per The River of No Return, western di scarso valore e facilmente dimenticabile, che la Monroe avrebbe in seguito liquidato come «un film di cowboy di serie B».
The Egyptian uscì nelle sale cinematografiche nel 1954 e, nonostante il forte impegno produttivo, la meticolosa accuratezza storico-iconografica e il massiccio battage pubblicitario, non ebbe un grande successo commerciale e artistico. I lettori dell’omonimo bestseller del finlandese Mika Waltari, da cui il film era stato tratto, si dichiararono delusi della trasposizione cinematografica, priva delle sfumature filosofiche ed esistenziali del romanzo. Critiche al vetriolo non vennero lesinate a Bella Darvi, che aveva abborracciato un’interpretazione della femme fatale ai limiti del ridicolo. Affetta da blesità e con un forte accento polacco, la Darvi pronunciò le battute in modo non sempre intelligibile. Marlon Brando, che aveva accettato il ruolo di protagonista di The Egyptian, aveva abbandonato il progetto all’ultimo momento proprio a causa dell’imperizia della Darvi ed era stato sostituito in corsa dal poco noto Edmund Purdom. Il biografo Darwin Porter ricostruisce così gli eventi che portarono alla defezione dell’attore: Bella Darvi si sarebbe presentata senza preavviso a casa di Marlon Brando due giorni prima dell’inizio delle riprese di The Egyptian e avrebbe snocciolato l’intero elenco delle sue passate sventure. Brando l’avrebbe pazientemente ascoltata, versandole da bere un bicchiere di scotch dopo l’altro. La serata si sarebbe conclusa nella camera da letto di Marlon e, il mattino seguente, Bella se ne sarebbe andata di buon’ora per recarsi allo studio. Qualche ora più tardi Brando avrebbe rivelato all’attore Sam Gilman i dettagli della notte trascorsa con la Darvi: «So che Zanuck ha una cotta per Bella, ma lei non è proprio in grado di recitare. Abbiamo fatto finta di fare una scena insieme. È un caso senza speranza. Non posso credere che Zanuck sia talmente innamorato da non rendersi conto che quella cagna non solo è strabica, ma ha anche una pronuncia blesa e un marcato accento straniero. Il pubblico americano non capirà una sola parola di ciò che dirà. Parla in modo impastato. Naturalmente questa potrebbe essere una conseguenza di tutti gli scotch che ha mandato giù. Uno che borbotta in un film - vale a dire me - è già abbastanza. Inoltre Bella ha il peggior fiato da ubriaca che mi è capitato di sentire da quando mi sono avvicinato a Joan Crawford. Per nessuna ragione al mondo reciterò con lei. La prima cosa che farò domani sarà dire a Zanuck che sono fuori dal film».
Con buona pace dei critici americani e di Marlon Brando, Bella Darvi ottenne dalla stampa estera il premio Golden Globe come ‘migliore attrice debuttante’ del 1954 e, nel corso della medesima cerimonia, svoltasi nello sfarzoso Club Del Mar di Santa Monica, vennero assegnati il Golden Globe alla carriera a Darryl F. Zanuck e il Golden Globe come ‘attrice più famosa del mondo’ a Marilyn Monroe, che nello stesso 1954 si era riconfermata regina del box-office con il già citato e mediocre The River of No Return, miscela di grandiosità e cliché da Far West.
Forte del suo successo commerciale, Marilyn creò una casa di produzione indipendente per esercitare un controllo artistico sulla sua carriera. Irritato dal tentativo della Monroe di rendersi autonoma, Zanuck le ricordò il vincolo contrattuale con la Fox e le ingiunse di partecipare alla realizzazione della commedia How to Be Very, Very Popular. Marilyn rifiutò di interpretare ancora una volta il personaggio ormai stereotipato della bionda formosa e sciocca e Zanuck, furente, la sospese immediatamente. Lasciando i suoi legali alle prese con lo studio, la Monroe partì alla volta di Manhattan, il cuore pulsante del teatro americano, per iscriversi all’Actors Studio e realizzare il suo sogno di diventare un’attrice impegnata.
Mentre Marilyn inaugurava a New York una nuova fase della sua carriera, la Darvi toccava il fondo. Malgrado fosse ormai evidente che Bella non aveva la stoffa della diva, Zanuck la scritturò per un nuovo film, The Racers. Fu il terzo e ultimo fiasco di Bella Darvi a Hollywood. Virginia Zanuck, quando seppe che la ragazza aveva istigato Darryl, completamente ubriaco, a esibirsi in una serie di acrobazie su un tavolo del night club Ciro’s, buttò la Darvi fuori di casa. Il matrimonio degli Zanuck andò in frantumi e Darryl partì con Bella per l’Europa, dove intendeva continuare a promuovere la carriera dell’amante con pellicole indipendenti, ma a Parigi scoprì che la Darvi era bisessuale e troncò la relazione. Bella apparve senza successo in una manciata di mediocri film francesi e italiani e già al principio degli anni Sessanta la sua carriera cinematografica poteva dirsi conclusa. Cercò di scrivere un libro di memorie, Why I Never Worked with Marlon Brando and Other Tales of Hollywood, ma non riuscì ad andare oltre il primo capitolo. Con la vita personale e professionale in crisi, la Darvi non aveva più niente a cui aggrapparsi. Iniziò a cadere in una sempre più profonda spirale di depressione, segnata dall’abuso di alcol e droghe e dall’ossessione compulsiva per il gioco d’azzardo. Prese a vagabondare da un casinò all’altro, perdendo una fortuna. Quando, per saldare i debiti accumulati al tavolo verde, fu costretta a vendere gioielli, pellicce, abiti e persino due barboncini, Bella tentò di uccidersi per la prima volta. Zanuck accorse al suo capezzale, ma quando la Darvi, riavutasi, ripiombò nel vortice dell’azzardo, il produttore la abbandonò definitivamente. Dopo altri due tentativi di suicidio sventati, Bella, nel settembre del 1971, riuscì nel suo intento, lasciando aperto il gas nel minuscolo appartamento di Monte Carlo dove viveva. Fu trovata morta solo una settimana dopo il decesso, in stato di decomposizione.
Bella Darvi costituisce la dimostrazione di come lo star-system possa mantenere ed esaltare una star, ma non fabbricarla: risposta a un bisogno di tipo affettivo o mitico, una star è una divinità creata dal pubblico. Undici anni dopo la morte della Darvi, François Truffaut scrisse: «Contrariamente a quel che crede la gente, non sono i produttori o i registi a creare le star, ma il pubblico. Nei primi anni Cinquanta il capo della 20th Century Fox, Darryl F. Zanuck, offriva i ruoli migliori alla sua amante Bella Darvi, ma i film che realizzò con lei furono tutti dei fiaschi. Nella stessa casa di produzione c’era una stock-girl alla quale non affidavano che ruoli secondari, ma ogni sua apparizione sul grande schermo suscitava l’entusiasmo del pubblico in ogni angolo d’America. Così, malgrado la Fox, Miss Monroe divenne Marilyn».
Marilyn è ancora oggi la più fulgida tra le star; ma anche la sua vita finì in tragedia, proprio come quella di Bella Darvi
Si ringrazia per la pubblicazione Stile Maschile
Nessun commento:
Posta un commento