Il papillon, considerato comunemente accessorio iconico
della moda maschile, fa parte di una lunga storia di trasformazioni sociali,
complice di una serie di piccoli rivoluzioni storiche che hanno accompagnato e
trasformato l’eleganza nel tempo.
Si tratta essenzialmente di un fiocco, un nodo da cui
sfociano due ali simmetriche, geometricamente composto da due triangoli
equilateri saldati assieme da un unico elemento centrale.
La provenienza del papillon è sconosciuta,
sebbene storicamente se ne attestano alcuni reperti sin dai tempi delle
piramidi
. Ciò che appare più evidente è che sia nella moda che nella
storia dell’arte, il periodo emblematico del fiocco sia stato certamente il
Barocco. Pare che i primi ad usare una forma ancestrale di farfallino furono i
mercenari croati durante le guerre di Prussia, questi annodavano un foulard per
saldare assieme i lembi della camicia, ma tuttavia pare evidente che questo
accessorio sia divenuto elitario grazie al suo sfrenato utilizzo nelle grandi
corti francesi, denominato cravate –che significa croato- in rimando proprio
alle sue origini.
Il fiocco, simbolo del XVII secolo e se vogliamo, proprio
della Francia dell’epoca, secondo i canoni rigidamente opulenti del tempo,
andrà a essere inserito praticamente ovunque, sostituendo dapprima tutte le
finiture di scarpe, bottoni e fibbie, fino ad arrivare poi a riempire tutti gli
spazi vuoti degli abiti e delle parrucche. La moda lo prediligeva, adornandolo
e fortificandolo con pietre preziose e finiture in oro zecchino. Il suo uso,
come accessorio della moda maschile verrà facilitato grazie a una piccola
rivoluzione tutta italiana.Pare infatti che lo spazio costretto, occupato fino al XVI
secolo dalle imponenti gorgiere, verrà
gradualmente soppiantato da colli più leggeri e morbidi, a causa
dell’introduzione del pizzo, chiamato anche punto in aria poiché la sua
lavorazione consisteva in una serie di fili sciolti adoperati finemente assieme
al fine di creare un decoro.
Questa tecnica, inventata originariamente dai veneziani e
sottrattagli grazie a un’abile intuizione del ministro Colbert che portò con sé
una ventina di lavoranti venete alla corte francese le quali svelarono alle
cuginette d’oltralpe il segreto di questa lavorazione che fece la fortuna della
Francia nei secoli. Il pizzo era infatti considerato un patrimonio
inestimabile, esso poteva valere davvero molto, addirittura anche il costo di
un intero castello.
Questo amore spassionato per questa tecnica farà si che
dalla gorgiera si passi velocemente a colletti morbidi e lavorati, che, nelle
grandi corti, verranno poi adornati da sciarpe che avevano il compito di
rifinire la scollatura della camicia. Questi foulard, rigirati sul collo due o
tre volte, venivano annodati a forma di fiocco sul petto, tempestati da gemme
preziose, soprattutto da diamanti e rubini, le pietre più in voga dell’epoca
dando vita a splendidi papillon.
Dopo la rivoluzione francese tutti questi elementi
decorativi lasceranno posto a un ritorno al classicismo, ne è un esempio lo
stile napoleonico, composto da una decisa semplificazione delle linee, dei
volumi e un’imponente perdita di accessori bislacchi e scintillanti.
Sarà
il dandy a riprendere il concetto di questa ancestrale forma di cravatta
papillon che sul finire del XIX secolo verrà comunemente definita ascott.I primi papillon erano infatti delle
strisce di tessuto che legate al collo formavano un fiocco, dall’aspetto molto
simile a quello dei foulard. Poi, però, la rivoluzione: intorno alla metà del
1880 nacque lo smoking, e con esso anche i moderni farfallini dall’aspetto
ordinato ed elegante. Pare che l’invenzione di questa nuova mise si
debba al magnate americano del tabacco Pierre Lorillard IV, che nel suo circolo
Tuxedo Club introdusse un nuovo modo di vestirsi che ancor oggi è considerato
tra i più eleganti: smoking nero, camicia bianca e papillon nero. E il termine
“tuxedo” venne scelto, appunto, per identificare in lingua inglese lo smoking,
completo che contribuì a mandare in soffitta i frac a coda di rondine ormai
considerati demodé
Gli anni ’20 divennero l’âge d’or del papillon che si impose
come icona di stile senza eguali, rivestendo negli anni i colli dei più
illustri personaggi del cinema, della musica
e del teatro. Sebbene la cravatta continuasse a rivestire un ruolo
socialmente più diffuso, dal dopoguerra in poi esso verrà inteso esclusivamente
come accessorio per eventi estremamente eleganti. Negli anni ’70 il cravattino
a farfalla fece una breve ricomparsa, ridefinendosi per quel decennio come
l’accessorio di stile per eccellenza. Solo ai giorni d’oggi, sul finire degli
anni ’10 del duemila, il papillon si è liberato della sua immagine così
rigidamente legata al mondo dell’eleganza, diventando un accessorio chic e di
uso quotidiano. Complici di questa tendenza i designer contemporanei che hanno
rielaborato il cravattino con materiali nuovi e sempre più di tendenza: dal
fiocco di ceramica si passa a quello di legno, di seta, ma con stampe colorate
e check di ogni sorta, fino a giungere a quello trasparente , traforato o
addirittura stampato in 3D.
Arte, sartoria o design? Questo poco importa, che si tratti
di hipster, rockstar o di semplici impiegati, ciò che conta è che il papillon è
davvero sulla bocca di tutti. E anche sul collo.
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