" Quando esci per comprarti dei pantaloni, sii carino con te stesso. Se ne provi un paio che ti stanno male, non prenderlo come un fallimento personale. Levateli, rimettili in mano alla commessa ed esci dal negozio a testa alta, continuando a cercare. I pantaloni giusti sono come la persona giusta: prima o poi, arrivano!".Anne Hathaway
Chi è che porta i pantaloni? E' questo uno dei famosi detti che veniva utilizzato nell'epoca precedentemente per differenziare il sesso maschile dal sesso femminile. Un modo di dire per dimostrare la superiorità, nel rapporto di coppia, dell'uomo rispetto la donna. Con il passare degli anni e grazie a donne come Amelia Bloomer ( continua a leggere per capire ndr ), questo detto è andato via via scomparendo. Ma rimane un dubbio, perché i pantaloni nascono per l'uomo?
LA NASCITA DEI CALZONI
I primi pantaloni fecero la loro comparsa in Persia numerosi secoli prima di Cristo ed era utilizzati soprattutto per la loro comodità nel cavalcare. Entrarono in seguito nell'uso maschile quotidiano nella popolazione romana con il nome di braghe, espressione oggi giorno presente ma raramente utilizzata. Nel corso dei secoli i pantaloni ebbero numerose trasformazioni: negli anni Trenta del XVII secolo il duca di Brunswick, dopo aver visto una compagnia d'attori italiana che recitava indossando pantaloni dei Bisognosi: casacca e un paio di braghe prive di legature sotto al ginocchio e lunghe fino al polpaccio, decise di imitare il modello visto. Dal duca di Brunswick la moda venne interpretata in gran parti della Francia e degli stati limitrofi. La completa diffusione in Europa si deve tuttavia a Luigi XIV, che trasformò il costume maschile da virale a ricco di nastrini e vari tipi di pizzi. A dare un'ulteriore modifica al calzone fu il principe di Galles: Edoardo VII, che casualmente introdusse il risvolto: per non "infangarle", ripiegò le "braghe" sulla caviglia. Diventando così una vera e propria moda. Da Edoardo VII a Marlon Brando quando nel 1953 rese un vero e proprio fenomeno imprenditoriale e modaiolo un nuovo modello di pantalone, il blue jeans Levi Strauss.
LE DONNE E I PANTALONI
Amelia Bloomer nella metà dell'Ottocento fu la prima donna ad indossare i calzoni. Essi erano coperti da un abito fino al ginocchio e ciò nonostante vennero considerati scandalosi all'epoca.
Dalla Bloomer a Coco Chanel, che indossò i pantaloni maschili per le sue giornate a cavallo. Anche quest'ultima venne inizialmente critica per tale scelta, in seguito divenne un esempio di stile grazie alla sua capacità di riuscire ad unire lo stile femminile a capi maschili. Certo è il merito attribuito alla stilista per aver abbattuto il mito dei pantaloni, indossati precedentemente esclusivamente dall'uomo. Ormai il calzone non è più un tabù per la donna, ma basterebbe pensare alle signore più anziane che ancora, nonostante ormai sia diventato al 100% capo del guardaroba femminile, continuano ad indossare unicamente gonne.
ABBOTTONATURA E CERNERIA
I pantaloni dal punto di vista estetico possono avere due tipi d'apertura:
- Abbottonata, come lo stesso nome suggerisce, essa è realizzata attraverso l'utilizzo del bottone. Quest'ultimo è legato a un lembo e funziona in accoppiata con l'occhiello o l'alamaro. Tale caratteristica del pantalone è utilizzata nei pantaloni classici ( spesso lavorati dal sarto ndr ) da uomo e da donna.
- Cerniera, tipo di chiusura che lega due lembi di tessuto. Il primo ad utilizzare un meccanismo simile alla zip, fu l'inventore della macchina da cucire: Elias Howe. Con il passare degli anni questo sistema venne migliorato, fino all'attuale utilizzo. Esso è prettamente utilizzato nei jeans femminili o pantaloni industriali.
IL PANTALONAIO E IL CASO AMBROSI
La figura del pantalonaio è ormai in via di estinzione, esso è riferito al lavorante di sartoria specializzato nella realizzazione di pantaloni. Attualmente in Italia tale lavoro è rappresentato al meglio da Salvatore Ambrosi, erede del laboratorio di famiglia. In tre quarti d'ora il pantalone Ambrosi è pronto per essere provato, realizzato per il 95% a mano, prevede la lavorazione a macchina solo per le cuciture interne delle gambe. In un'intervista per GQ afferma: "Non ho cartamodelli, impazzirei! Qui si taglia direttamente la stoffa dopo aver preso le misure del cliente". Un lavoro che ha condotto il pantalonaio nostrano a vestire principi arabi, magnati asiatici, americani e oligarchi russi.
I PANTALONI OGGI
Attualmente il pantalone non conosce confini, ne alcun tipo di distinzione. Sarà l'inizio di una nuova epoca: "Chi è tra i due che porta la gonna?".
L'articolo è integralmente tratto dal blog Muse Ispiratrici che ringraziamo per la pubblicazione.
La figura del pantalonaio è ormai in via di estinzione, esso è riferito al lavorante di sartoria specializzato nella realizzazione di pantaloni. Attualmente in Italia tale lavoro è rappresentato al meglio da Salvatore Ambrosi, erede del laboratorio di famiglia. In tre quarti d'ora il pantalone Ambrosi è pronto per essere provato, realizzato per il 95% a mano, prevede la lavorazione a macchina solo per le cuciture interne delle gambe. In un'intervista per GQ afferma: "Non ho cartamodelli, impazzirei! Qui si taglia direttamente la stoffa dopo aver preso le misure del cliente". Un lavoro che ha condotto il pantalonaio nostrano a vestire principi arabi, magnati asiatici, americani e oligarchi russi.
I PANTALONI OGGI
Attualmente il pantalone non conosce confini, ne alcun tipo di distinzione. Sarà l'inizio di una nuova epoca: "Chi è tra i due che porta la gonna?".
L'articolo è integralmente tratto dal blog Muse Ispiratrici che ringraziamo per la pubblicazione.
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